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ORIGINI DEL BEAT

Dopo il successo clamoroso dei gruppi musicali (Beatles e Rolling Stones, anche in Italia negli anni '60 prese il via un prevedibile processo di imitazione. Contribuivano a sostenere il nuovo fenomeno due elementi: l’egemonia culturale che andava esercitando sul costume la Gran Bretagna (e più in generale il mondo anglosassone) e la fame di musica e di novità del mercato italiano della musica, allora uno dei più ricchi del mondo. Per i complessi, il repertorio poteva essere ricavato dai successi inglesi, recuperabili sul posto dopo qualche viaggio oppure ascoltando le radio private musicali inglesi. La formazione tipica era mutuata da quella dei Beatles: voce e chitarra ritmica (di accompagnamento), chitarra solista (ovviamente elettrica), basso, batteria; in altri tentativi, subendo l’influenza del Rhythm & Blues qualcuno tentò anche l'innesto del sax. I complessi cercavano di darsi un’immagine riconoscibile per emergere dalla massa. Poteva essere il taglio di capelli, o i vestiti - molti usavano abiti tutti uguali, sempre del tipo giacca e cravatta, come i Beatles degli inizi, che potevano trasformarsi anche in una specie di travestimento se l'abito era particolarmente estroso -. il front-man, sul modello straniero, spesso emergeva dall’uniformità del gruppo, ed  era tentato di abbandonare il gruppo e tentare la carriera solistica.

 I complessi che negli anni '60 hanno suonato a livello professionale sono stati oltre 1400. Nella grande maggioranza si trattava però sostanzialmente di gruppi che oggi chiamiamo cover band, nel senso che proponevano quasi soltanto successi stranieri in versione italiana, solitamente con un arrangiamento il più vicino possibile all’originale, oppure proponevano brani già noti di altri complessi.
I brani originali erano in maggioranza di noti autori dell’epoca in stile beat.
Solo pochi gruppi intervenivano in proprio nella composizione dei testi delle cover; non tutti però arrivavano al traguardo della pubblicazione di un disco. Pochi gruppi hanno costruito nel tempo una vera e propria discografia. Ancora in meno sono arrivati al traguardo della pubblicazione di un LP. Per la grande maggioranza dei complessi l'attività è stata soprattutto dal vivo, in concerti, spesso con più gruppi, in locali da ballo o in eventi musicali in ogni angolo della penisola.

 Oltre ai complessi formatisi in Italia, molti gruppi stranieri, si trasferirono sul mercato italiano, cantando nella nostra lingua e nazionalizzandosi, e costituendo anche, nel caso dei gruppi più preparati (come Rokes e Primitives) uno stimolo e una fonte di imitazione per i gruppi italiani.
Il mercato italiano era estremamente vasto, incomparabile con gli standard attuali, e attraeva in modo naturale chi aveva un prodotto già pronto da offrire.

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